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MUFFA NOBILIS UMBRIA IGT 2014 | PALAZZONE

26,30

Solo 2 pezzi disponibili

Vitigno Grecchetto 50%, Sauvignon Blanc 40%, Procanico 10% Gradazione Alcolica Vol. 12.5% Vinificazione e Affinamento Pressatura delle uve colpite da botrytis. Fermentazione in barriques e affinamento per 8 mesi in bottiglia Aspetto Colore dorato caldo Naso Naso intrigante, dal quale emerge la frutta candita accanto ad una inconfondibile nota di muffa “buona”. Bocca  Ricco, dolce, lungo e setoso, con note che ricordano l’ albicocca e il miele Abbinamenti Ottimo con formaggi piccanti Formato bottiglia 0,375 lt

La Storia

Alla fine degli anni ‘60 la famiglia Dubini acquista il podere “Palazzone” di Rocca Ripesena, individuato da Monaldo Monaldeschi della Cervara, storico di nobile famiglia orvietana, con quello fatto costruire nel 1299 dal Cardinale Teodorico, in occasione del primo Giubileo, come ospitalis per pellegrini. Oggi dopo un restauro rispettoso della sua nobile architettura, il “Palazzone” è un boutique hotel con eleganti suites. Su terreni di origine sedimentaria e argillosa, con una vista emozionante sulla rupe di Orvieto, sono stati impiantati 25 ettari di vigneto per produrre vini di grande complessità e carattere. A partire dagli anni Ottanta sotto la guida di Giovanni e Lodovico Dubini, piccole vinificazioni e imbottigliamenti hanno permesso di compiere esperienze necessarie per arrivare nel 1988, con la costruzione della nuova cantina a vinificare tutta la produzione e ad organizzare la commercializzazione, facendo diventare “Palazzone” una delle realtà più significative tra i vini dell’Umbria.

La Filosofia

L’azienda ha scelto per noi. Ci ha investito di una responsabilità, con la sua bellezza forte e le eccezionali potenzialità di cui è dotata. Ci ha convinto che l’Orvieto era una scommessa da vincere, una carta da giocare in totale controtendenza con il mercato e con la moda. La vocazione del luogo, la storia della città e del suo territorio sono gli aspetti che hanno dato solidità alle nostre scelte. La famiglia tiene unito il nostro lavoro, non una semplice suddivisione di compiti, ma un comune sentire, innamorati come siamo di quello che ogni giornata passata qui ci regala. Sappiamo che vivere e lavorare al Palazzone è un privilegio, e questa sensazione diventa certezza proprio quando le cose si fanno difficili. Rispettiamo la tradizione del vino Orvieto nella composizione dell’uvaggio lasciando che Grechetto, più immediato e fragrante, e Procanico, più serio e minerale, affermino la loro personalità. Amiamo l’idea che possa nascere il profilo di un bianco dell’Italia centrale: leggiadro ma incisivo, mediterraneo e al tempo stesso dotato di una fibra serrata. Siamo orgogliosi di fare un bianco dal prezzo incoraggiante, vogliamo invitare le persone a godersi un vino affidabile che “sente” la differenza tra le vendemmie. La nostra concezione del vino è intimamente legata al vigneto, solo da lì possono uscire le vere soddisfazioni, quelle che restano. I vitigni dell’Orvieto non hanno l’espressività solare di alcune uve “facili” e così anche i loro margini di miglioramento non sono così immediati, per questo il lavoro nel vigneto si affida alla continuità più che a scelte miracolose. La nostra è una vera e propria rieducazione qualitativa. E’ tutto cominciato con l’assaggio di alcuni vini fatti in modo artigianale quando l’azienda serviva solo a fare il vino per la casa. Ci ha colpito l’integrità di alcuni bianchi che pur fatti in modo rudimentale avevano raggiunto con disinvoltura i dieci anni. Nello stesso modo abbiamo progettato i primi vini dolci, da impressioni fugaci, fulminanti, donate da qualche bottiglia contadina. La fermentazione e la scelta di porli in commercio dopo una congrua maturazione in cantina – non sono mai fuori prima della primavera inoltrata – è legata alla complessità di cui l’Orvieto è capace con il passare dei mesi. Si trasforma sotto i nostri occhi, lascia andare la sua facilità giovanile e assume una fisionomia più articolata, si lascia scoprire senza concedersi tutto in una volta, si lascia ricordare con piccole emozioni e senza strafare. Abbiamo anche noi voluto provare la tentazione di un rosso “importante”, è nato dunque l’Armaleo, che rimarrà di certo una esperienza bellissima e preziosa, dalla quale abbiamo però imparato che per rimanere attaccati al nostro territorio sono le uve autoctone l’obiettivo primario. Per questo investiremo le nostre energie sul Sangiovese, pur sapendo che il cammino sarà impegnativo come lo è dedicarsi all’Orvieto. Ma stare al Palazzone vuol dire affrontare sfide difficili, ci sembra l’unico modo per ricompensare il posto che ci ha scelto.